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Turismo e Big Data: come profilare i clienti

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L’accelerata digitalizzazione, intesa come utilizzo più espanso e trasversale dei dispositivi elettronici, ha fatto sì che l’ago della bilancia dell’organizzazione e dell’acquisto di viaggi e pernottamenti si spostasse quasi completamente sull’online, permettendo così la nascita del rapporto tra struttura ricettiva e cliente in un mondo nuovo, meno “umano” forse, ma non per questo meno interattivo e meno efficace, soprattutto in termini di targetizzazione e personalizzazione, anche su larga scala. È l’analisi di Giacomo Pini, ceo di GpStudios, che, nella rubrica Hotel Hub sul nuovo numero di Turismo d’Italia, fornisce i consigli su come utilizzare al meglio i Big Data per conquistare clientela.

“Think Big, win Big: dalle tre V alle tre C”. Il segreto, secondo Pini, non è tanto puntare a ‘grandi dati’ ma a ‘dati grandi’. “In generale – spiega – i Big Data sono definiti da tre variabili: Volume, nel senso di quantità di informazioni derivanti da fonti eterogenee, non per forza di qualità; Velocità, nel senso di capacità di evolversi e variare in maniera repentina, diventando rapidamente obsoleti; Varietà, nel senso di tipologie esistenti (dati strutturati, non strutturati, quantitativi, qualitativi, numeri, parole, immagini).

Solo se questi dati inizialmente grezzi vengono gestiti in maniera rigorosa allora è possibile tradurre, incanalare, analizzare ed epurare le informazioni per dare loro un significato strategico. Solo così i Big Data possono essere trasformati in dati statistici affidabili, tali da costituire le basi portanti per l’implementazione di mosse strategiche per la crescita del business.

Leggi a questo LINK il servizio integrale pubblicato su Turismo d’Italia di giugno/agosto